Grano Duro

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Grano Duro

 

Nel linguaggio comune con il termine “grano” o “frumento” si intendono il grano tenero o duro.
Entrambe le specie appartengono al genere TRITICUM, famiglia delle GRAMINACEE (=POACEAE)
Il nome latino “triticum” venne attribuito dal naturalista Linneo per l’assonanza con il “tritare”
della granella per ottenere farina.

Dal punto di vista botanico ai due nomi si associano varie specie, appartenenti allo stesso genere
Triticum : il grano duro (triticum turgidum), il grano tenero (Triticum aestivum), il mais, l’orzo, il riso, il farro (monococco, dicocco e spelta), il sorgo, la segale, l’avena, il miglio, il panico, il triticale, tutti più comunemente chiamati cereali (in onore di Cerere, la dea latina delle coltivazioni e dei raccolti).
Alla stessa Famiglia appartengono anche tantissime infestanti che nascono spontaneamente nei campi.
La parola italiana “grano” – nel senso botanico – si riferisce anche ad altre piante come il grano selvatico villoso (Dasypyrun villosum), il grano saraceno (Fagopyrum esclulentum - Famiglia delle Poligonacee) e
il grano delle formiche (Aegilops geniculata).

 

Un’altra assonanza con il nome latino Triticum si trova nel Triticale, cereale che viene coltivato anche in Italia e ha preso origine da incroci effettuati nella seconda metà del 1800 dall’uomo tra il grano comune e la segale
Il grano fu tra le prime piante ad essere coltivate dall’uomo nell’era Neolitica, e segnò il passaggio da uomo cacciatore e nomade a stanziale e coltivatore
Il centro della sua domesticazione è stata identificata dagli archeologi nell’area definita della “Mezzaluna fertile” che comprende le terre che dai rilievi iraniani e dalle montagne dell’Anatolia raggiungono la costa della Palestina, comprendendo la valle dei fiumi Tigri ed Eufrate.
Da questa regione i frumenti si sono evoluti e diffusi in tutti i paesi dal clima temperato, dal continente Euroasiatico e Africano ai continenti scoperti poi successivamente (Americhe e Australia).

 

L’uomo sfruttò sia le mutazioni sia gli incroci naturali che avvenivano tra specie diverse per ottenere specie nuove più produttive, i cui semi erano adatti a essere conservati, essiccati, abbrustoliti e macinati per ottenere farina.
Il frumento che oggi coltiviamo è originato attraverso i millenni, da individui di farro selvatico incrociatisi spontaneamente con graminacee selvatiche del genere Aegilops.
La diffusione dell’agricoltura, con la stanzialità dei gruppi umani e l’aumento della popolazione che richiedeva sempre più risorse alimentari, indussero l’uomo a intensificare i raccolti e a preferire la coltivazione dei frumenti duro e tenero a scapito del farro.
L’impatto che il frumento ha avuto nella storia dei popoli, dalla sua domesticazione ad oggi, non è paragonabile a nessun’altra pianta ed ha innescato enormi cambiamenti nella geografia sociale e politica di vaste aree del pianeta.
Con il progredire delle tecniche agricole, a partire IV secolo A.C. il frumento soppiantò il farro in tutta Italia.
Le due specie di grano più coltivate divennero il grano duro e quello tenero, che a differenza del farro, hanno le cariossidi (granella) nude e ciò comportava un minor lavoro.

Ad oggi In Italia, nelle regioni centrali e settentrionali, è maggiormente praticata la coltivazione del frumento tenero, mentre al sud e isole prevale la produzione del grano duro.
Il grano tenero è adatto alla panificazione e produzione di farina per pasta all’uovo.
Il frumento duro produce una granella dalla quale si ricava la semola, materia prima per la preparazione della pasta.

 

La denominazione “duro” o “tenero” si riferisce alla consistenza della cariosside che è dura e vitrea nel grano duro, farinosa e biancastra nel grano tenero.
Le spighe del grano duro sono sempre aristate (spesso pigmentate di scuro), mentre il grano tenero può essere aristato o no, a seconda delle varietà.
Il frumento si differenzia dal tenero per i seguenti caratteri morfologici:

la spiga lateralmente compressa anziché quadrata, la cariosside (il chicco) assai grossa e l’ultimo internodo pieno, per cui il culmo sotto la spiga è resistente allo schiacciamento.
Tra i paesi del Mare Mediterraneo, l’Italia è il maggiore produttore di grano duro.

grano duro perlato

Grano Duro Perlato

E’ ottenuto dopo una leggera perlatura della cariosside del grano: in questo modo si riduce il tempo di cottura. Il chicco è dorato, dalla consistenza vitrea.
Il grano duro perlato è ricco di fibre, ha un alto contenuto di proteine ed è molto digeribile.
Ideale per tante gustose ricette: insalate fredde, zuppe, minestroni o semplicemente cucinato come un risotto (granotto) abbinato a verdure, legumi, carne o pesce. Tempo di cottura 25 minuti
Confezione sottovuoto da 500 g

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